Comitato Genitori/Insegnanti – Scuola Tacito-Guareschi

La scuola che vorrei …

Posted on: 11 aprile 2010

Questa domanda è strana. Se la pongono quelli che protestano contro la riforma Gelmini a anche quelli che la appoggiano. Come esempio  prendiamo questa immagine da “il Giornale” .

Con questo post vorremmo rispondere invece a due domande che pensiamo siano più importanti:

  • ci sono i soldi per realizzare la “Scuola che vorrei”? Qualunque essa sia?
  • cosa serve per avere una scuola di qualità … per esempio, si spera, “la scuola che vorrei”?

Ci sono i soldi?

Per capirlo sarà bene, dopo un anno di proteste, tirare le somme di quello che sta succedendo alla scuola. E per somme intendiamo proprio “soldi“.

Tutto Scuola, rivista piuttosto famosa che si occupa del mondo scolastico, in qualche modo si pose questo problema nel lontano 2007.  In quell’anno la rivista pubblicava una importante analisi “economica” della situazione dei finanziamenti all’istruzione nel nostro paese dal 1992 al 2005, basata su dati ufficiali ISTAT. L’articolo si concludeva con: “Più risorse, più qualità. Tutto virtuale, purtroppo.

L’analisi di TuttoScuola è importante e la usiamo per capire la differenza fra “prima” della riforma Gelmini e dopo la riforma Gelmini.

Riportiamo alcune parti significative del testo originale (che potete invece leggere per intero sul sito di Scuole Modena), ricordando che “oggi” nell’articolo significa “2007”:

Dal 1990 al 2005 la spesa pubblica globale è passata da 373.503 milioni di euro a 687.291 (ovviamente l’aumento ha risentito anche dell’inflazione), con un incremento complessivo dell’84%.

La spesa per l’istruzione è cresciuta meno […]. L’incidenza della spesa per l’istruzione sulla spesa pubblica totale si è […] ridotta dal 10,3% del ’90 al 9,7% del 2005: -0,6%. Sembra poco, ma se si fosse mantenuta la percentuale di 16 anni fa, oggi si dedicherebbe all’istruzione ben 4,2 miliardi di euro in più all’anno […]. E con 4,2 miliardi di euro all’anno in più si potrebbero migliorare le strutture di tante scuole, promuovere iniziative di formazione e aggiornamento più ambiziose, magari per combattere meglio fenomeni dagli alti costi sociali come il bullismo o l’abbandono scolastico. E poi premiare significativamente gli operatori scolastici che danno qualcosa in più, e così via con altre misure che concorrerebbero a risollevare – almeno parzialmente – la scuola, […].  E invece no, sembra proprio che da 16 anni l’istruzione non sia la tra le prime preoccupazioni del nostro Paese.

Ecco! Per questo si protestava nel 2007 quando i finanziamenti alla scuola pubblica aumentavano in termini assoluti, ma lo facevano più lentamente di tutte le altre voci di spesa pubblica così da non consentire di migliorare ulteriormente la scuola per renderla in grado di affrontare nuove sfide e nuovi problemi. E dal 2005 al 2008 cosa è successo?

Figura 1: Voce di spesa pubblica per la Scuola dal 2000 al 2008, in milioni di Euro.

Figura 2: I numeri riportati per anno, sono in percentuale rispetto al totale della spesa pubblica effettuata nello stesso anno.

Le figure 1 e 2 (relative alla base dati Istat 2000 – 2008) mostrano l’aggiornamento al 2008, da cui si evince che l’andamento evidenziato da TuttoScuola fino al 2005 è stato confermato fino al 2008, poco prima della riforma: l’adeguamento degli investimenti in Istruzione (Figura 1) ha  infatti seguito a malapena l’inflazione, mentre la percentuale rispetto alla spesa pubblica (Figura 2) ha continuato a scendere fino ad arrivare al 9.27% del 2008. Non si può dire lo stesso per Sanità e Difesa (due settori dove l’industria fa grossi affari senza ricadute significative sull’occupazione … vedi la storia dei 131 Caccia Bombardieri).

Arriviamo ad oggi: la differenza fra le scelte operate  dai governi passati (anche del medesimo colore politico) e da quello attuale (col MIUR alla Gelmini per capirci), è che adesso si è andati molto oltre il rallentamento dei finanziamenti perché si è operata addirittura una drastica inversione di rotta introducendo gli enormi TAGLI di cui parliamo da un anno. Se 4.2 miliardi di mancati aumenti non consentivano alla scuola di migliorare (come giustamente lamentava TuttoScuola),  allora gli 8 miliardi SOTTRATTI in tre anni (di cui il primo sta finendo) consentono solo di peggiorare … e/o di scavare nelle tasche (già tassate) dei genitori.

A conferma di quanto detto, c’è un articolo di Repubblica, di cui riportiamo la frase finale perché parla di Europa (e quindi anche di paesi OCSE):

[…] E in Europa? Le cose vanno diversamente. I 15 paesi dell’Ue dirottano sull’Istruzione in media il 10,5 per cento della spesa complessiva: una cifra di gran lunga più vicina a quella sostenuta per Sanità (13,3) e per Servizi generali (14,9). E questi dati, per l’Italia, sembrano destinati a peggiorare. La manovra finanziaria dell’esecutivo taglierà nel prossimo triennio quasi 8 miliardi alla scuola (quasi tutti sul personale) e oltre uno e mezzo sull’università.

Tutto questo risponde alla prima domanda che ci siamo posti: ci sono soldi per avere “la scuola che vogliamo”, qualunque essa sia?

La risposta è NO. Gli scarsi finanziamenti pre-2008 non permettevano di migliorare  il sistema ma i tagli post-2008 stanno mandando in crisi il sistema dell’istruzione pubblica.

Cosa serve?

Su cosa si basa una buona scuola. Per cosa si devono spendere i soldi, cioè? Per rispondere a questa domanda dobbiamo capire prima cosa è vero e cosa no, e cosa succede in posti che per noi sono un riferimento (paesi UE e paesi OCSE). Riportiamo uno stralcio di un’intervista recente del Ministro Gelmini pubblicata su Sussidiario.net [leggi] e ripresa da molti organi di informazione (contrariamente a quanto accade a chi protesta!):

[…] Intanto le scuole denunciano una crescente “sofferenza” economica nella gestione ordinaria: mancano la carta per le fotocopie, i toner, la carta igienica ecc…

Sono problemi reali che mettono in evidenza il modo in cui vengono spese le risorse nell’istruzione. L’Italia non spende meno degli altri Paesi ma spende male. Più del 97 per cento del bilancio dell’Istruzione infatti viene assorbito dagli stipendi e poco resta per le spese più urgenti così come per l’edilizia scolastica e la formazione. Il governo che ci ha preceduto non ha avuto il coraggio di affrontare questo problema, ha evitato di mettere mano alla pianta organica scaricando tutto il peso della razionalizzazione delle spese proprio sul risparmio di carta e toner.  […].

Queste, ci dispiace dirlo, sono 3 cose false in 3 righe. Il problema delle cose false è che quando sono ripetute all’infinito e col megafono … diventano vere, nel sentire comune. Però sono false.

Figura 3: Grafico della spesa corrente nei paesi OCSE, con focus su scuola primaria e secondaria.

a) L’Italia NON spende meno di altri paesi? E’ falso! Come dimostrano questa figura e soprattutto la Figura 3 (qui accanto) basate sul dato ORIGINALE OCSE, l’Italia spende in Istruzione Ricerca e Sviluppo meno dei paesi in cui la scuola, la ricerca e lo sviluppo funzionano alla grande. Inoltre la spesa corrente dedicata all’istruzione primaria e secondaria è la stessa o inferiore rispettoa quella di molti altri paesi OCSE in cui la scuola funziona. Lo dice l’OCSE!

b) Più del 97% del bilancio dell’Istruzione è assorbito dagli stipendi. FALSO! Questa, fra le cose non vere è quella che fa più rabbia perché oltre a dire una bugia alimenta anche la sensazione che la scuola sia uno stipendificio e che questo succeda solo in Italia. Per capire dobbiamo definire prima il concetto di Spesa Corrente: la spesa corrente (citiamo Wiki) è quello che serve al funzionamento dei pubblici servizi. Include gli stipendi La Gelmini quando parla del 97% parla NON degli stipendi ma della spesa corrente che a sua volta è una parte della spesa complessiva per l’Istruzione, … e per

giunta sbaglia! La spesa corrente nel 2005 (dati OCSE, vedi Figura 3) era il 93,7% NON il 97. Solo l’80,4% di questo (come riassunto bene in Figura 4 … cliccare per zoomare) è  usato per stipendi (in linea con la media OCSE). Quindi SOLO il 75 (settantacinque!!!) per cento della spesa totale è usato per stipendi. Qualunque sia la cifra spesa per lo Staff della scuola … è esattamente nella media OCSE e meno di Francia, Germania, Stati Uniti e Spagna.

Figura 4: Spesa corrente e Stipendi (Dati OCSE, tabella 1)

Conclusioni

Qualunque sia la cifra spesa in stipendi, è evidente che tutto il mondo civilizzato ritiene, e saerebbe ovvio a tutti se l’informazione fosse vera informazione, che quello che serve per la scuola sono gli insegnanti. Buoni, tanti e ben pagati. Invece è proprio li, e in allegria, che troviamo i tagli del nuovo ministero della Gelmini. Taglio delle compresenze e licenziamento dei 130.000 precari e 40.000 A.T.A. avranno (e stanno avendo) quindi conseguenze gravi su “la Scuola che Vogliamo”.

I soldi tagliati non consentono e non consentiranno ai “bambini” di esercitare il loro diritto a

  • avere supplenti (men che meno che realmente portino avanti i programmi)
  • non essere sparsi per le classi quando mancano gli insegnanti
  • avere un numero sufficiente di insegnanti di sostegno
  • svolgere le attività alternative all’insegnamento della religione cattolica
  • avere laboratori e attività ricchi e funzionanti
  • avere più insegnanti sempre aggiornati
  • avere scuole pulite
  • vivere le loro 6/8 ore al giorno nel luogo più sicuro del mondo
  • ecc …

A meno che … i soldi non li mettiamo NOI genitori. Sta già succedendo (leggi qui).

Noi dobbiamo dire NO.

Noi dobbiamo fare, per la  nostra scuola, i conti di:

  • ore di supplenze necessarie (da subito e non dopo 2 settimane)
  • ore di attività alternative necessarie
  • soldi necessari per il funzionamento ordinario (tutto, mensa inclusa)
  • soldi per le pulizie necessari (di tutto il plesso scolastico)
  • ecc …

e pretendere che

  • MIUR, USP (Ufficio Scolastico Provinciale) e UPR (Ufficio Scolastico Regionale) si mettano d’accordo e diano, anno dopo anno, tutti i soldi necessari perché la nostra scuola funzioni al meglio … SENZA i soldi del NOSTRO CONTRIBUTO VOLONTARIO … che invece vogliamo siano usati per portare la nostra scuola e i nostri figli a visitare la Luna!
  • non siano tagliati i soldi per la scuola pubblica
  • ci siano restituiti i soldi regalati alle private
  • e soprattutto … che alla nostra scuola arrivino tutti i soldi che servono

Perché i soldi ci sono!

1 Response to "La scuola che vorrei …"

Riflessione del lunedì mattina.
Per i 20.000 lavoratori dell’Alitalia si è mosso tutto il governo. Titoli in prima pagina per mesi sui giornali. Telegiornali e dibattiti dedicati al problema.
Giustissimo, per carità: un’azienda a carattere nazionale, 20.000 famiglie da tutelare!
Per 180.000 lavoratori della Scuola, da tagliare in tre anni, poco e niente.
180.000 famiglie.
E’ come far sparire una città di medie dimensioni.
Nel silenzio.

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La scuola è il futuro della memoria

25 APRILE 2010
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17 APRILE 2010 ALLE ORE 15.00: MANIFESTAZIONE CITTADINA CON CORTEO S-CONCERTO

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Sabato 4 Aprile 2009: Manifestazione Nazionale CGIL

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